Mai indifferenti - Voci ebraiche per la pace

Antagonismi in piazza

di Stefano Levi Della Torre

26/04/2024

Per me l’obiettivo è la convivenza di Israeliani e Palestinesi in reciproca autonomia. Un tempo si diceva “Due popoli e due Stati”. Sembra lo si possa dire di nuovo. Certamente tra israeliani e Palestinesi ora si tratta di confronto , visto che non ci sono le condizioni attuali per un dialogo. Comunque si tratta di muoversi nella direzione di un compromesso. Talvolta , nella storia, le catastrofi lo rendono necessario, lo impongono. Per sopravvivere. L’occupazione dei territori Palestinesi corrompe sia gli israeliani sia i Palestinesi.
Ora il conflitto attuale rende evidente la necessità di una svolta, di riprendere il processo di pace e al tempo stesso lo dimostra per ora impraticabile. Ma la prospettiva della necessità del compromesso serve almeno a giudicare gli slogan che si sono contrapposti nella manifestazioni del 25 aprile. Logico che l’esibizione della bandiera israeliana susciti la reazione dei Palestinesi, dato che sotto quella bandiera si sta svolgendo il massacro a Gaza e in Cisgiordania; logico che la bandiera palestinese da chi sventola la bandiera di Israele venga sentita antagonista, storicamente ma soprattutto dal momento che, con l’aggressione stragista nel sud di Israele del 7 ottobre 2023, Hamas ha cercato di farsi rappresentante egemone della causa palestinese.
Chi vuole muoversi verso una prospettiva , non può che vedere due nemici: da un lato Hamas, che è danno per i Palestinesi e per gli Israeliani, dall’altro il governo di Netanyahu, che è danno per gli Israeliani e i Palestinesi.
Lo slogan gridato nelle strade del 25 aprile“Palestina libera”, oppure “Fuori i sionisti dalla Palestina” sono peggio che ambigue. Possono voler dire “ fuori Israele dai territori occupati”e questo è un problema che certo deve essere trattato in un processo di pace; ma più direttamente vuol dire “libera dal Giordano al mare” , che implica la distruzione di Israele: è il programma finora dichiarato da Hamas, con l’appoggio dell’Iran e dei suoi accoliti nella regione. E questo non può essere argomento di nessun futuro compromesso. D’altra parte, che gli organi ufficiali della Comunità ebraica, a cui finora appartengo, abbiano ritenuto inaccettabile e divisivo lo slogan proposto dall’Anpi, “Cessare il fuoco ovunque”, che cosa significa? Significa che ufficialmente la Comunità ebraica condivide e plaude allo sterminio in corso nella striscia di Gaza. Significa che lo sterminio di Gaza non deve essere disturbato, deve continuare secondo le intenzioni del governo di ultra-destra di Netanyahu. Il quale ha trasformato la guerra contro Hamas in guerra contro il popolo palestinese. Sui due fronti, di Gaza e di Cisgiordania. Ora, che Israele, aggredito da Hamas, si difenda da Hamas è un suo diritto come lo sarebbe per qualunque Stato; ma il trasformare la guerra contro Hamas in guerra a tempo indeterminato contro un intero popolo con bombardamenti indiscriminati, con la fame e la sete e il taglio dell’energia quali strumenti di guerra, non è un diritto ma un crimine contro l’umanità.
E questo è devastante per i Palestinesi, ma anche un danno grave per Israele che vede logorarsi il suo consenso, il suo prestigio, le sue alleanze internazionali, esponendolo a un maggiore isolamento e a una maggiore insicurezza. Nato per rassicurare l’esistenza degli ebrei nel mondo, ora la sua azione fomenta l’ostilità contro gli ebrei, fomenta l’antisemitismo come tradizione secolare delle nazioni, da destra e da sinistra.
Ci sono sempre i parassiti dell’antagonismo, coloro che nell’antagonismo trovano una propria identità semplificata e insipiente. Nelle manifestazioni del 25 aprile gli sguaiati slogan nazionalistici filo-israeliani e filo-palestinesi si sono contrapposti, hanno messo in scena un antagonismo che promette solo una continuità senza prospettive accettabili: la prospettiva di una malattia che continuerebbe indefinitamente, nell’alternanza tra forme croniche e forme acute, a degradare oppressi e oppressori. Si sono macchinalmente affrontati. Si tratta di assecondare la necessità, quella di trasformare l’affronto in confronto.


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